Il Regno delle Due Sicilie, noto anche come Regno di Napoli e Regno di Sicilia, era uno dei più importanti Stati a livello europeo prima dell’unificazione. La sua posizione geografica strategica e la sua ricchezza economica lo resero un obiettivo strategico nel Mediterraneo. Il Regno delle Due Sicilie, il più ricco della penisola, era davvero retrogrado o fu diffamato per giustificare l’attacco preunitario?
L’inno del Regno delle Due Sicilie venne creato nel 1787 da Giovanni Paisiello, su richiesta di Re Ferdinando IV. Questo pezzo musicale, più di qualsiasi altro, rappresenta il sentimento della nazione, la sua forza e il suo potere, e quindi giustifica la sua scelta come inno nazionale del Regno.
La dinastia dei Borbone ha esercitato il suo dominio sul territorio dell’Italia Meridionale per un lungo periodo, che va dal 1734 al 1860. Durante questo periodo, i Borbone hanno governato su una vasta regione che comprendeva le attuali regioni del Sud Italia, mantenendo il controllo su città importanti come Napoli, Palermo e altre aree del Mezzogiorno. Durante il loro regno, i Borbone hanno portato avanti significative trasformazioni politiche, sociali ed economiche che hanno lasciato un’impronta indelebile sulla storia del Sud Italia. La presenza dei Borbone ha avuto un impatto profondo sulla cultura e sull’identità delle regioni meridionali, lasciando un’eredità che si riflette ancora oggi nella gastronomia, nell’architettura e nelle tradizioni locali.
Carlo di Borbone è comunemente riconosciuto come il primo Re di Napoli della dinastia borbonica e il principale restauratore del Regno. Tuttavia, va notato che il primo sovrano della dinastia a governare nel Sud Italia fu suo padre Filippo V, che salì al trono di Madrid nel 1700. Durante la lunga Guerra di Successione Spagnola, Filippo perse il vicereame di Napoli e Sicilia nel 1707 a favore degli Asburgo d’Austria, nonostante la sua vittoria nella guerra e il suo effettivo controllo sulla Spagna. Gli Asburgo mantennero il controllo di Napoli e Sicilia fino al 1734, quando Carlo di Borbone, figlio di Filippo V e della sua seconda moglie Elisabetta Farnese, riconquistò il vicereame napoletano con il sostegno diplomatico di sua madre. Carlo divenne così il sovrano effettivo e assunse il titolo di Carlo Re di Napoli, ripristinando l’autonomia del Regno di Napoli e rendendolo una nazione indipendente e sovrana.
Re Carlo di Borbone (detto anche Carlo III di Borbone e di Spagna)
Carlo di Borbone abdicò al Trono di Napoli nel 1759 per salire su quello di Madrid, separando le due corone. Suo figlio Ferdinando, di soli otto anni, fu nominato erede a Napoli e affidato a un Consiglio di Reggenza che continuò la politica riformista avviata da Carlo di Borbone in collaborazione con Madrid. Questo periodo fu caratterizzato dal celebre riformismo borbonico, che Ferdinando portò avanti fino all’avvento della rivoluzione. Un esempio di questa politica riformista fu lo Statuto di San Leucio, considerato la prima forma di socialismo e di parità uomo-donna.
Nel 1768 Ferdinando sposò Maria Carolina d’Austria, figlia dell’Imperatrice Maria Teresa d’Asburgo, e da lei ebbe 18 figli. La moglie esercitò una grande influenza sulle scelte politiche di Ferdinando, soprattutto dopo la nascita del loro primogenito Francesco. Lo scontro con Tanucci portò alla sua sostituzione con il principe John Acton, che portò il Regno sotto l’influenza britannica. Nonostante la rottura con Madrid, il processo riformistico continuò, influenzato dai genitori dei monarchi, Carlo di Borbone e Maria Teresa.
A causa della Rivoluzione Francese, la politica di riforme in Italia subì un’interruzione a causa del cambiamento di atteggiamento dei sovrani napoletani verso le innovazioni politiche. Dopo il 1794, Ferdinando e Maria Carolina si resero conto che gli intellettuali illuministi e massoni stavano tramando contro di loro. Nonostante alcuni tentativi di conciliazione con la Repubblica Francese, Ferdinando si unì alle Coalizioni internazionali antirivoluzionarie e antinapoleoniche, rimanendo fedele all’alleanza con gli inglesi.
Sin dal 1796 il giovane Napoleone Buonaparte invade e conquista gradualmente la gran parte dei territori degli Stati italiani, incontrando ovunque la spontanea rivolta armata delle popolazioni italiane insorte in difesa della e dei legittimi secolari sovrani e governi.
Nel febbraio del 1798 gli eserciti rivoluzionari invadono lo Stato Pontificio, provocando la fuga di Pio VI e instaurando la giacobina Repubblica Romana. Nel mese di novembre, Ferdinando, consapevole che ormai ai napoleonici mancava solo il Regno di Napoli per completare la conquista d’Italia, decide di muovere guerra ai francesi.
Il proclama di Ferdinando, del 8 dicembre 1798, incitava i sudditi a resistere armati contro i francesi. Migliaia di persone, uomini, donne ed anziani, seguirono il proclama e combatterono per sei mesi fino alla riconquista del Regno. Tuttavia, i francesi conquistarono Napoli il 22 gennaio 1799, massacrando 10.000 insorti (i celebri Lazzari). Nel frattempo, la Corte si era trasferita a Palermo e Re Ferdinando aveva lasciato Napoli sotto il controllo di un consiglio di aristocratici e del Vicario regio Pignatelli.
A Napoli, la Repubblica fu istituita dai giacobini, che tentarono di attuare riforme repubblicane nelle province, ma con risultati limitati. Il malcontento popolare e la fedeltà alla dinastia erano evidenti ovunque, manifestandosi in modo sempre più minaccioso.
Il Cardinale Fabrizio Ruffo dei Principi di Scilla presentò un audace progetto al Re di Napoli per riconquistare il Regno di Napoli con l’appoggio delle popolazioni locali. Nonostante le perplessità iniziali, il Re concesse al Cardinale il titolo di Vicario del Re per il Regno di Napoli e una sola nave con sette uomini. Tuttavia, il Ruffo riuscì a mobilitare un esercito di decine di migliaia di volontari provenienti da tutto il Regno, fondando l'”Armata Cristiana e Reale” in nome di Ferdinando IV. Questa armata trionfò a Napoli il 13 giugno 1799, restaurando la monarchia borbonica.
Re Ferdinando e la Regina Maria Carolina tornarono sul Trono di Napoli in trionfo, ottenendo il pieno consenso delle popolazioni che avevano combattuto per loro. Dal 1805 regnarono in pace, ma furono poi colpiti dalla tempesta napoleonica.
Taurel Jean Jacques François – Entrata a Napoli dell’esercito francese comandato dal generale Championet 1799 (Reggia di Versailles)
Nel 1806 Napoleone conquistò il Regno di Napoli e pose sul Trono il fratello Giuseppe. I Reali si trasferirono a Palermo e iniziò la guerriglia dei sanfedisti, che durò fino al 1810 e in particolare in Calabria fino alla Restaurazione.
Nel 1808, Napoleone emise un decreto da Parigi che ordinava a Giuseppe di recarsi a Madrid, mentre nominava Gioacchino Murat, suo cognato, come sovrano del Regno di Napoli. Murat rimase sul trono fino al 1815, quando avvenne la Restaurazione europea. Tuttavia, nel 1815, Murat, disperato per la sconfitta delle forze restauratrici, tentò un’ultima azione disperata sbarcando in Calabria e incoraggiando i contadini a ribellarsi armati contro i Borbone. Purtroppo, fu catturato e fucilato a Pizzo Calabro dopo essere stato incarcerato nel locale castello.
Joachim Murat ritratto come il dio Marte nell’affresco della Sala di Marte della Reggia di Caserta
Dopo la sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna, l’Europa entrò in una nuova fase chiamata Restaurazione. Ferdinando, diventato Re delle Due Sicilie, cercò di attuare una politica di pacificazione nazionale, ma si dimostrò troppo generoso con i collaboratori di Murat, confermando loro cariche e privilegi acquisiti durante il regime napoleonico. Questa decisione si rivelò presto un errore, soprattutto nel caso degli ufficiali militari.
A corte si scontravano due figure importanti: il Ministro de’ Medici, filoliberale e massone, e il Ministro della Polizia Antonio Capece Minutolo, Principe di Canosa, cattolico intransigente e fedele ai Borbone. Ferdinando scelse il de’ Medici, ma questa decisione portò nel 1820 a un’altra rivoluzione costituzionalista organizzata dalla setta massonica della Carboneria.
Inizialmente, Ferdinando accettò la costituzione, ma sapeva che Metternich avrebbe agito contro i rivoluzionari. Durante un Congresso della Santa Alleanza a Lubiana, Ferdinando chiese a Metternich di intervenire contro i rivoluzionari napoletani, richiesta che venne prontamente accolta. Così, Ferdinando ripristinò l’assolutismo e visse gli ultimi anni del suo regno in pace.
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La storia del Regno delle Due Sicilie come la conosciamo oggi, è strettamente dovuta alla storiografia post unità d’Italia, vi si narrano due storie totalmente contraddittorie, una ufficiale e l’altra raccontata oggi da sempre piu studiosi.
Secondo la storia ufficiale scritta sui libri di storia scolastici, questo Regno era culturalmente ed economicamente sottosviluppato ed arretrato, e governato in modo prevaricatore dai Borbone. Sui vecchi libri non è raro l’uso di un tono molto ironico e dispregiativo nei riguardi dei Borbone, e su molti dizionari anche attuali la parola borbonico ha significato di retrogrado, arretrato. La storia dell’unificazione(semplificando) racconta che Garibaldi con i suoi mille uomini girò l’Italia sconfiggendo tutte le dinastie, liberando i popoli dagli oppressori e creando l’Italia unita.
Generalmente la storia ufficiale non aggiunge nient’altro circa la storia delle Due Sicilie, neanche dal lato culturale.
Molti studiosi oggi descrivono questo Regno come la terza potenza economica europea, con Napoli quale capitale della cultura e dell’innovazione europea insieme a Parigi e Londra. Le Due Sicilie furono annesse al Regno della dinastia Savoia dopo essere state invase senza alcuna dichiarazione di guerra. I Savoia, in bancarotta, furono appoggiati dalla massoneria inglese, la quale fornendo uomini, mezzi militari e molto denaro (da usare per corrompere i generali borbonici), li aiutò ad invadere il ricchissimo Regno delle Due Sicilie, che al tempo deteneva il 60% di tutta la ricchezza italiana, ed in moneta d’oro e d’argento non di carta.
Evidentemente è una vicenda molto controversa, mai analizzata ufficialmente.
Di seguito l’introduzione alla storia dell’Unità d’Italia tipica dei libri di storia scolastici. In questo caso vi è una descrizione delle condizioni economiche generali dei vari Regni italiani pre-unitari. La prima parte parla del nord in generale, la parte evidenziata è dedicata al Regno delle Due Sicilie, il resto descrive il Regno di Sardegna. La parte evidenziata dice:
“. . . Soprattutto nel Mezzogiorno la politica borbonica, espressione degli interessi della grande proprietà latifondista (i cosiddetti baroni), poco o nulla faceva per la modernizzazione dell’agricoltura, e favorire le attività manifatturiere. Basti pensare che nel 1854 solo 700.000 ducati sono stati spesi per opere pubbliche (strade, ferrovie, porti, scali commerciali), mentre le spese militari superarono i 13 milioni. “
Personalità di spicco della cultura e della società avvalorano la tesi revisionista sull’Unità d’Italia, e sulla reputazione del Regno in genere.
La famiglia Reale odierna (non regnante):
Viaggio nel Regno delle Due Sicilie. – Ulisse, di Alberto Angela. Rai Tv.
Il documentario di Alberto Angela, “Viaggio nel Regno delle Due Sicilie”, è stato trasmesso su Rai Tv. Durante la trasmissione, Angela ci porta in un viaggio nel tempo attraverso il Regno delle Due Sicilie, attraverso immagini storiche, ricostruzioni e interviste a esperti, il programma offre una prospettiva unica e approfondita su un periodo storico spesso trascurato, permettendo al pubblico di apprezzare appieno la ricchezza e la diversità del Regno.
Nel 1860 la situazione del Regno delle Due Sicilie, confrontata agli altri Stati della penisola, era la seguente, considerando la ricchezza e il numero dei suoi abitanti:
Francesco Saverio Nitti, Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, nel suo libro “Nord e Sud” scrisse che, al momento dell’introduzione della lira, dal Regno delle Due Sicilie furono ritirate 443,3 milioni in monete diverse conio , di cui 424 milioni erano monete d’argento, pari al 65,7% di tutte le monete circolanti nella penisola italiana.
Ducato d’oro delle due Sicilie. La moneta del Regno era esclusivamente di natura metallica: oro, argento e rame.
A presto…
Voluto da re Carlo di Borbone, è il piu imitato ed anche il piu antico teatro al mondo (attivo sin dal 1737). Rivoluzionò l’architettura teatrale mondiale introducendo la forma a ferro di cavallo e le balconate. Ogni teatro al mondo con questa forma è ispirato al San Carlo, anche, ad esempio, la Scala di Milano, il teatro di corte in Versailles, o l’Opera Royale di Parigi.