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L' Acquedotto Carolino

I 38km dell’Acquedotto Carolino furono costruiti per alimentare la Reggia, la città di Caserta e di Napoli, Carditello e tutte le fattorie del territorio.

L’Acquedotto Carolino, lungo 38km, fu la più grande opera ingegneristica del XVIII secolo ed i Ponti della Valle fu il più grande ponte dell’epoca. Con questo Acquedotto Luigi Vanvitelli superò anche il livello degli antichi acquedotti romani.

Fu una delle opere pubbliche più importanti volute dai Borbone.

Storia dell'Acquedotto

L'acquedotto, denominato Carolino in onore del re Carlo di Borbone, è una spettacolare opera di ingegneria idraulica lunga 38km e realizzata da Luigi Vanvitelli, ed è certamente una delle più importanti opere pubbliche mai realizzate dai Borbone.

Fin da subito fu chiaro che l’Acquedotto Carolino sarebbe stata un’opera dal carattere eccezionale, non una semplice opera a servizio delle fontane, ed è l’opera che meglio di ogni altra esprime lo stretto legame tra Luigi Vanvitelli, l’architetto, e Carlo di Borbone, il re committente.

L'acquedotto, innanzitutto, doveva avere un flusso d’acqua costante, e fu creato per rifornire d'acqua il Palazzo e le fontane, la grande e nuova città di Caserta che sarebbe sorta intorno al palazzo, per migliorare l'approvvigionamento idrico di Napoli, per rifornire la Reggia e l’azienda agricola di Carditello e tutti i mulini e le attività agricole vicine ad esso. Ciò dimostra quanto i Borbone  fossero una dinastia moderna che, al contrario di altre dinastie europee, non spese somme ingenti per costruire un acquedotto che avesse l'unico scopo di alimentare le fontane del parco reale, ma ne vollero uno che fosse utile anche al popolo.

Costantemente informato sul progredire dei lavori, il re fece di persona i sopralluoghi fornendo anche indicazioni utili per la ricerca delle sorgenti, e presenziò i lavori di livellazione insieme con l’architetto Luigi Vanvitelli.

Notevole fu il lavoro di ricerca delle sorgenti d’acqua, e molti fiumi vennero fatti confluire nell’Acquedotto Carolino. Tra l’altro Vanvitelli riuscì a scoprire la posizione dell’antico acquedotto romano dell’Acqua Giulia, che portava l’acqua a Capua, e lo inserì nel percorso perfettamente avendo dimensioni identiche al Carolino, segno della grande maestria progettuale di Vanvitelli.

L’Acquedotto Carolino fu inaugurato il 17 Maggio 1762, e venne magnificato in tutta Europa divenendo perfino meta del Grand Tour.

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L’acqua dell’Acquedotto sgorga nella fontana di Diana e Atteone

L'inaugurazione della Cascata

“Il 17 maggio del 1762, […] si vissero a Caserta momenti di emozione” per l’inaugurazione dell’acquedotto carolino, progettato da Luigi Vanvitelli. “All’ora indicata, tutta la corte si portò ai piedi della Cascata ancora asciutta”[…] fin quando “un enorme getto zampillò dall’acquedotto, sgorgando con un boato dai fianchi della collina e si riversò spumeggiante nei bacini. Esplose allora l’entusiasmo e si levarono le acclamazioni” (de Beauregard, 1911).

Dalla parole di Luigi Vanvitelli:

La mostra dell’acqua conviene farla secondo porta il sito, e sarà una discesa di palmi 35, nella pendice del sasso vivo del monte, in lunghezza di palmi 70 romani, la larghezza della gradinata sarà di palmi 19, il tutto fabricato con legnami e tavoloni, perché nel breve tempo non è possibile che la fabrica di muro possa fare presa sufficiente, onde l’acqua se la portarebbe via assolutamente; vi saranno tre scivoloni e tre gradini alti palmi 7; li scivoloni saranno scabri con dei riporti di legname, affinché l’acqua saltelli e faccia spuma bianca. Abbenché questo cassone, si può dire, sia così liscio per impotenza di tempo, non ostante il rivestimento dell’acqua lo renderà vaghissimo, e formerà un gran strepito per il rumore, e per essere cosa nova. (…) Saranno alle 23 miglia di condotto, ove si farà la mostra; ne mancano ancora 4 miglia e mezzo per finire la conduzzione.

È interessante notare che, sebbene fosse solo una mostra provvisoria, l’architetto utilizzò le stesse forme che divennero una caratteristica dell’asse centrale del Parco: le cascatelle.

La cerimonia fu, ovviamente, un successo e segnò l’affermazione personale di Vanvitelli sui numerosi detrattori138. Come ricompensa furono consegnati all’architetto mille ducati, ma paradossalmente vennero ridotti gli stipendi dei suoi collaboratori in quanto la parte più complessa del lavoro era stata compiuta.
Magnanimamente fu Vanvitelli a distribuire ad ognuno di loro una quota della ricompensa ricevuta. In realtà i lavori non erano ancora terminati e si arrivò fino al 1768 per poter vedere sgorgare l’acqua dal monte Briano. Dopo il traforo del Garzano, infatti, l’acquedotto percorre ancora una lunga strada.

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Antonio Joli – Inaugurazione della cascata del parco della Reggia di Caserta – 1762

La tela di Antonio Joli raffigura in modo inequivocabile tale evento. Per l’occasione l’architetto fece preparare una mostra d’acqua, altrettanto grandiosa di quella che avrebbe in seguito realizzato nel Parco.

LA STRUTTURA

A partire dal 1752, la tenuta di Airola (BN), ai piedi del monte Taburno, a 254 metri sul livello del mare, furono individuate numerose fonti, tutte appartenenti al Principe della Riccia, il quale le donò al re. Dopo l’approvazione del re, la costruzione iniziò dividendo il lavoro in tre sezioni:

  • da Fizzo al monte di Ciesco;
  • da quest’ultimo al monte Garzano;
  • dal Garzano al palazzo reale.

Il condotto, 1,2mX1,3m (LxH), e lungo 38 km, è quasi interamente sepolto eccetto per il ponte, che è costituito da 67 pilastri ed archi che servivano sia per stabilizzare la costruzione, che come passaggi da usare per la manutenzione. I lavori iniziarono nel 1753, e furono completati nel 1770 con una spesa complessiva di 622.424 ducati, oltre 10.040.000€ di oggi. Bisogna però sottolineare il fatto che oggi i costi di costruzione sono molto superiori, quindi la spesa reale odierna sarebbe molto superiore.

Il percorso dell’Acquedotto è lungo ben 38km!

I Ponti della Valle

I Ponti della Valle, realizzati tra il 1753 ed il 1759, costituiscono l’opera più affascinante e più ammirata dell’intero percorso dell’Acquedotto Carolino che ricordano gli antichi acquedotti romani. Tale ponte è lungo 536m ed alto 56m

[l’acqua] averà da passare una valle vicino Matalona, nella quale vi farà bisogno inalzare almeno 200 palmi di acquedotto, in piccolo tratto però, il quale dovrà essere come qui esprimo; figuratevi il ponte di Civita Castellana, due volte più lungo.
L’opera sarà Reale; vi farò gli ornati corispondenti alla grande in stile de Romani antichi, perché l’opera la comporta et è assai onorevole e cospicua per il Re e per me ancora.
Fra li disegni della buona memoria di Nostro Padre vi deve essere una stampa di Perelle di una veduta del Pont du Gard in Provenza, fatto per condotto d’acqua in unione di due monti, come il caso qua porta, con la differenza che sotto non vi passerà fiume ma unicamente la strada.

La valle

Le lapidi commemorative

I Ponti della Valle costituiscono l’emblema dell’Acquedotto e svolgono una funzione celebrativa dell’intera opera. Su entrambi i lati interni del portale vennero poste le due iscrizioni ideate dal migliore letterato di Napoli, il canonico Alessandro Simmaco Mazzocchi, e dedicate si sovrani Carlo di Borbone e Maria Amalia

Una delle due targhe commemorative, una rivolta verso Napoli, e questa in foto verso la Regione Abruzzo.

Verso l'Abruzzo

QUA MAGNO REIPUBLICAE BONO
ANNO MDCCXXXIV
CAROLUS INFANS HISPANIARUM
IN EXPEDITIONEM NEAPOLI
TANAM PROFECTIS
TRANSDUXERAT VICTOREM EXERCITUM
MOX POTITUS REGNIS UTRIUSQUE SICILIAE
REBUS PUBLICIS ORDINATIS
NON HEIC FORNICES TROPAEIS ONUSTOS
SICUT DECUISSET EREXIT
SED PER QUOS AQUAM IU
LIAM CELEBRATISSIMAM
QUAM QUONDAM IN USUM COLO
NIAE CAPUAE
AUGUSTUS CAESAR DEDUXERAT
POSTEA DISIECTAM AC DISSIPATAM
IN DOMUS AUGUSTAE OBLECTAMENTUM
SUAEQUE CAMPANIAE COMMODUM
MOLIMINE INGENTI REDUCERET
ANNO MDCCLIV


SUB CURA LUDOVICI VANVITELLI
REG. PRIM. ARCH

Verso Napoli

CAROLO UTRIUSQUE SICILIAE REGE
PIO FELICE AUGUSTO
ET AMALIA REGINA
PARENTE SPEI MAXIMAE PRINCIPUM
AQUAE IULIAE REVOCANDAE OPUS
ANNO MDCCLIII INCOEPTUM
ANNO MDCCLVI CONSUMMATUM
A PONTE IPSO PER MILLIA PASSUUM XXVI
QUA RIVO SUBTERRANEO
INTERDUM ETIAM CUNICULIS
PER TRANSVERSAS E SOLIDO SA
XO RUPES ACTIS
QUA AMNE TRAIECTO
ET ARCUATIONE MULTIPLICI
SPECUBUS IN LONGITUDINEM TAN
TAM SUSPENSIS
AQUA IULIA ILLIMIS ET SALUBERRIMA
AD PRAETORIUM CASERTANUM PERDUCTA
PRINCIPUM ET POPULORUM DELI
CIIS SERVITURA


SUB CURA LUDOVICI VANVITELLI
REG. PRIM. ARCH.

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