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Il Belvedere di San Leucio, la patria del socialismo

Grazie alle seterie dei Borbone nel Belvedere di San Leucio nacquero i diritti delle donne ed il socialismo

Il Palazzo

Storia del Palazzo

Che cosa hanno in comune Buckingham Palace, la Casa Bianca ed i palazzi del governo italiano, Quirinale e Palazzo Chigi? La seta di San Leucio. La collina di San Leucio, situata a nord-est della Reggia di Caserta, faceva parte del feudo che Carlo di Borbone acquistò nel 1750 dal Gaetani di Sermoneta. Dal palazzo nobiliare, costruito dai principi Acquaviva nel XVI secolo, sulla collina di fronte la pianura, l’obiettivo era quello di ottenere una “bella vista”, da cui il nome di “Belvedere di San Leucio”. I Borbone lo hanno trasformato in un luogo di “Reali Delizie”, cioè di svago e divertimento, migliorando nel contempo la vocazione agricola. Carlo di Borbone usava il bosco per la caccia al cinghiale. Il suo successore, Ferdinando IV ordinò la costruzione di un piccolo edificio per il ristoro durante la caccia, nella parte occidentale della foresta (San Silvestro), ma lo abbandonò perché gli ricordava continuamente la morte del principe Carlo Tito, di soli tre anni.

 

Dopo il tragico evento, il Re decise di ristrutturare Palazzo Acquaviva. Esso fu ristrutturato sotto la direzione dell’architetto Francesco Collecini (1723-1804) e trasformato quindi nel Palazzo Reale del Belvedere.

A San Leucio Ferdinando IV impiantò una delle più prestigiose manifatture reali, specializzata nella produzione della seta. Per regolare la vita della comunità locale, nel 1789, promulgò “Le leggi pel Buon Governo della Popolazione di San Leuco”. Nacque così una colonia industriale di tessitori, autosufficiente e comunitaria, direttamente dipendente dal re e retta da uno statuto speciale. Un esperimento sociale, da molti considerato un esempio di socialismo utopico ante litteram, che assicurava agli abitanti della colonia lavoro, istruzione, assistenza sanitaria e sociale per orfani, vedove ed invalidi.
Il Casino del Belvedere è oggi sede del “Museo della seta”, dove è possibile visionare gli antichi telai restaurati e funzionanti, la cuculliera per il deposito e la preparazione dei bozzoli da seta e la filanda; a piano terra,  i due grandi torcitoi, ricostruiti sugli antichi disegni esistenti. Di notevole interesse sono i Quartieri di San Ferdinando e San Carlo dove erano dislocati gli alloggi di quanti lavoravano presso la reale manifattura.

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Il Complesso col Belvedere, la seteria ed il quartiere degli operai

Il real casino del Belvedere di San Leucio

Costruito nella seconda metà del XVI secolo, probabilmente dal feudatario di Caserta Andrea Matteo Acquaviva (1572-1634), durante la prima metà del XVIII secolo l’edificio del Belvedere versava in condizioni di abbandono. Con i primi interventi di manutenzione, condotti negli anni settanta del Settecento, l’edificio fu adibito ad alloggio per i custodi del bosco e i guardacaccia.

Nel 1776 la grande “sala delle feste” fu trasformata in chiesa parrocchiale dedicata a San Ferdinando Re e successivamente Ferdinando IV di Borbone affidò all’architetto Francesco Collecini (1723-1804), allievo e primo aiutante di Luigi Vanvitelli, l’ampliamento dell’intero edificio, destinato ad accogliere un opificio serico.

L’antico Casino diviene così il corpo centrale di un grande edificio rettangolare con cortile interno comprendente, oltre agli Appartamenti Reali, le abitazioni per i maestri e direttori della fabbrica, una scuola normale e, nel lato a monte, una “sala regolare per filanda” – realizzata nel 1793 – un incannatoio, un filatoio e altri locali accessori della manifattura. L’insediamento industriale divenne esso stesso simbolo del potere reale.

 

Molti degli artisti già impegnati nelle decorazioni degli Appartamenti del Palazzo Reale di Caserta lavorarono anche a San Leucio: è il caso di Fedele Fischetti (1732-1792), autore degli affreschi della grande sala da pranzo; Carlo Brunelli (sec. XVIII), autore dei dipinti della chiesa parrocchiale di San Ferdinando Re e J. P. Hackert (1737-1807), al quale Ferdinando IV affidò le scelte d’arredo e le decorazioni all’antica del  “Bagno di Maria Carolina”, ambiente termale dotato di vasca calidarium incassata nel pavimento e rifornita di acqua calda da una stufa posta nel vano sottostante.

Ma la cosa piu straordinaria ed unica di questo palazzo, è il fatto che nello stesso palazzo vi erano le fabbriche e, quindi, il re stava a stretto contatto con gli operai.

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La nascita della parità di genere

Lo Statuto di San Leucio

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Nel 1789 nasce il diritto della donna, la parità di genere. Tale codice annullò consetudini ed ingiustizie millenarie, in quanto la donna sul piano giuridico, amministrativo e familiare veviva dichiarata pari all’uomo. Non era piu considerata “merce di scambio”, e perciò non aveva piu alcun bisogno di possedere una dote per potersi sposare. Tale legge per volere della regina Maria Carolina, ed è errato attribuirlo a re Ferdinando IV, solo perchè questo statuto, come tutte le leggi d’altronde, porta la firma del re.

Tale Statuto inizialmente diffuso in poche copie, ebbe presto larghissima diffusione sin fino gli Stati Uniti, proprio epr la sua rivoluzionarietà assoluta. Nonstante ciò nella storiografia post-unitaria, re Ferdinando è descritto quale “lazzarone e nasone” e Maria Carolina come “sanguinaria”

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Il villaggio dei lavoratori

Razionalità di progetto e forme semplici caratterizzano il borgo di San Leucio. Questi criteri consentivano ai cittadini di sentirsi parte di una comunità di uguali e allo stesso tempo protagonisti dei processi di lavoro, vivevano in armonia con l’ambiente nei quartieri di San Ferdinando e San Carlo, i cui nomi si devono a quelli della coppia reale, Ferdinando e Carolina (Carolina festeggiava l’onomastico nel giorno di San Carlo). La costruzione degli alloggi nei quartieri iniziò nel 1786. Disposti su entrambi i lati della porta di accesso al borgo, ospitavano un totale di 37 famiglie ed avevano una struttura basati sulla ripetizione di moduli quadrati. Le case erano suddivise su tre livelli:

  • al piano terra si trovava la cucina, la zona pranzo ed uno spazio a doppia altezza che permetteva l’utilizzo del telaio, in modo che ogni abitante potesse avere una propria personale produzione di seta, che era la principale risorsa economica del tutta la comunità;
  • al primo piano vi era la zona notte;
  • Il seminterrato veniva usato per lo stoccaggio di legno o per il ricovero degli animali.

Ogni stanza è stata dotata sul retro di giardino e stalle. Le facciate hanno avuto una struttura essenziale e rigoroso serialismo ora interrotto da tettoie di ferro in stile Art Nouveau. Le due fontane agli angoli della strada Pianelli sono opera di Angelo Solari,e furono completate nel 1794.

OPIFICIO SERICO DI SAN LEUCIO Doppio, Reggia di Caserta Unofficial

Antiche azioni dei lavoratori

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Antiche azioni dei lavoratori

L’utopia della città di Ferdinandopoli

Il progetto per lo sviluppo dell’Edificio della Seta va direttamente collegato al complesso ed ambizioso programma urbanistico promosso da Ferdinando IV con la creazione di Ferdinandopoli.

Tale programma, che rispondeva ad un preciso piano regolatore, prevedeva l’allargamento dell’esperimento sociale e produttivo della Colonia di San Leucio, e la sua espansione a livello territoriale, prefigurando nella vagheggiata Ferdinandopoli una vera e propria grandiosa città operaia gravitante attorno all’industria serica. Aveva il suo centro in una gran piazza circolare da cui a raggio partivano tutte le strade, nella parte settentrionale era prevista una cattedrale e, nella parte opposta, il teatro.

Esecutore materiale del piano è Francesco Collecini che, dopo la morte del Vanvitelli e la partenza del Fuga, rimane, assieme a Carlo Vanvitelli, l’architetto e la figura più autorevole nell’ambiente disciplinare napoletano. Comunque, la diversità di formazione, di interessi applicativi e di personalità fra i due farà del secondo l’architetto ufficiale di Corte. Il Collecini, invece, provvisto di un considerevole bagaglio di conoscenze tecniche e di una preparazione di stampo più ingegneresco, diventerà il progettista di fiducia di Ferdinando IV quale esperto e incaricato personale di tutte le iniziative private del sovrano, come la colonia agricola di Carditello e, appunto, San Leucio.

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Progetto di Ferdinandopoli

L'Unità d'Italia e la fine

L’ideale di San Leucio durò perfettamente per molti anni, anche se col tempo venne eroso dalle invasioni napoleoniche e dalla forte crescita della popolazione. L’utopia di San Leucio non finì, come vorrebbe la leggenda maliziosamente raccontata dai liberali, per colpa delle relazioni del sovrano con le operaie. Finì quando nel 1860, a seguito della invasione sabauda, il Regno fu annesso al Piemonte: il setificio fu dato ai privati, e lo statuto divenne carta straccia.

San Leucio oggi

Nonostante tutto, l’eredità di re Ferdinando  e della regina Maria Carolina sopravvive ancora oggi nelle locali manifatture della seta e tessili in generale, che ancora lavorano con clienti stranieri d’élite come Buckingham Palace, la Casa Bianca, il Palazzo del Quirinale e Palazzo Chigi, oltre a produrre tessuti, abbigliamento ed oggettistica varia per privati acquistabile nelle locali aziende in San Leucio.

Il Museo della Seta

Il Belvedere di San Leucio è sede del Museo della Seta. Qui potete vedere alcuni antichi telai e macchinari originali restaurati ed esposti all’interno del cortile del Belvedere, che mostra tutte le fasi di produzione della seta. Dal 1997 il complesso monumentale San Leucio è stato incluso nella UNESCO World Heritage List in Europa in quanto parte della Reggia di Caserta con il Parco, l’Acquedotto di Vanvitelli. Dal 1999 ogni estate a San Leucio si tiene il Festival Leuciana, per promuovere il Belvedere di San Leucio e il suo parco.

Gli antichi telai

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