La città di Capua, fondata nel IX secolo nel sito dell’antico Casilinum (la Capua romana infatti è l’attuale Santa Maria Capua Vetere) ed ha un centro storico di grande interesse, svariate chiese di epoca longobarda ed il notevole Museo Campano, con la vastissima collezione delle Matres Matutae, sculture femminili che reggono infanti in fasce, testimonianza dei culti italici di questa zona, devoti al culto della famiglia e della fertilità.
Capua è anche il luogo dove è nata la lingua italiana, poiché qui nel 960 fu redatto il primo documento in volgare italiano, il cosiddetto Placito Capuano, celebrato con una lapide in una delle piazze della città.
La nuova Capua venne fondata nell’856 dal conte longobardo Landone I per accogliere gli esuli sfuggiti alla distruzione della città antica ad opera dei saraceni. Nell‘841 infatti. ì capuani si rifugiarono sul colle della Palombara presso Sicopoli (attuale Triflisco), ma le case costruite in legno furono incendiate e così nell’856 edificarono la nuova citta su un’ansa del Volturno, nel luogo in cui era sorta in passato la Casilinum romana, piccolo porto fluviale che serviva l’antica Capua. L’i insediamento di Casilinum rivestiva anche un’importante funzione strategica sorgeva a guardia del ponte sul quale la via Appia valicava il Volturno. e resistette per un intero inverno alle armate di Annibale nel 216 a.C. durante la seconda guerra punica; divenne poi colonia con Giulio Cesare (nel 58 a.C), per essere infine abbandonato nei secoli seguenti. Tra il Medioevo ed il Rinascimento Capua u più volte principato, importante piazzaforte di Napoli capitale del Regno. Per tutto il periodo longobardo e svevo fu il principe centro di Terra di Lavoro, poi sostituita da Caserta nel secondo periodo borbonico. Le vicende della nuova Capua furono caratterizzate da un susseguirsi di assedi ed episodi bellici – a testimonianza del suo ruolo strategico e politico di “porta” del Meridione – il più sanguinoso dei quali fu il saccheggio per mano delle truppe di Cesare Borgia, che nel 1501 entrarono fra le sue mura con il pretesto di una tregua e si abbandonarono ad atroci violenze. Nei secoli successivi la città fu occupata dagli austriaci (1707) e riconquistata dagli spagnoli (1734), quindi subì due occupazioni da parte dei francesi, nel 1799 e poi di nuovo nel 1806. Nel 1860, al termine della battaglia del Volturno combattuta fra le truppe garibaldine e quelle borboniche, Capua fu assediatagli esercito piemontese guidato dal generale Marozzo della Rocca. La città cadde il 2 Novembre, e proprio qui fu firmato l’armistizio tra gli eserciti sabaudo e borbonico.
A poca distanza da Capua sorge la basilica benedettina di S. Angelo in Formis, fondata nel X secolo sui ruderi del tempio di Diana Tifatina. È uno dei monumenti medievali più importanti della Campania poiché rappresenta la testimonianza più completa dell’architettura e dell’arte cassinese dopo la distruzione dell’abbazia di Montecassino durante la Seconda Guerra Mondiale. Contiene al suo interno un ciclo di affreschi medievali, ispirato a storie dell’Antico e Nuovo Testamento, tra i più vasti e completi dell’Italia meridionale in stile bizantino, è infatti citato in molti testi scolastici.
Uno dei più importanti Musei del Sud Italia, con collezioni uniche al mondo.
II Museo è diviso in vari reparti: Archeologico, Medioevale, Rinascimentale, Pinacoteca ed una importante Biblioteca. Occupa 32 sale di esposizione, 20 di deposito, tre grandi cortili, un vasto giardino.
Inaugurato nel 1874 e completamente rinnovato nei suoi impianti e allestimenti nel 2010, il museo ospita collezioni di reperti risalenti all’antichità oltre a statue e affreschi provenienti da siti della zona. Nella sezione archeologica spicca la raccolta di circa 200 statue votive di Madri rinvenute nel santuario dedicato alla dea italica della fecondità Matuta, scoperto nel 1845 nel fondo Fattarelli nei pressi di Santa Maria Capua Vètere.
Il Museo Campano è ospitato nello storico palazzo Antignano la cui fondazione risale al IX secolo ed incorpora le vestigia di San Lorenzo ad Crucem, una chiesetta di età longobarda nel sito di uno dei tre Seggi nobiliari della città. L’edificio vanta uno splendido portale durazzesco-catalano.
Scopri tutto ciò che è possibile visitare nel Museo Campano di Capua!
La via principale di Capua ricalca il tracciato della consolare romana Appia. Il segmento di nord-ovest (a destra rispetto al Palazzo Municipale) conduce al Volturno, scavalcato da un ponte detto tuttora Ponte Romano nonostante si tratti di una ricostruzione moderna dell’antica struttura, distrutta dai bombardamenti nel 1943.
Alla fine del Ponte Romano sorgono le Torri di Federico II, ovvero ciò che resta della celebre porta di Capua, che in passato suscitò l’ammirazione di poeti e architetti (Francesco di Giorgio Martini ne delineò uno schizzo). L’imperatore svevo non fu il semplice committente della struttura, ma prese parte attiva al progetto, suggerendo i soggetti a carattere politico-ideologico della decorazione scultorea e il contenuto delle epigrafi che ornavano la porta, la quale, nelle intenzioni del sovrano, non doveva rappresentare soltanto il punto di accesso alla città, ma un vero e proprio ingresso monumentale al regno di Sicilia. Iniziata nel 1233 e conclusa nel 1239-40, la porta fu demolita nel 1557 nell’ambito della ristrutturazione delle mura voluta dagli spagnoli. Della struttura restano le basi delle due torri che sorgevano ai lati, mentre le sculture che la adornavano sono conservate al Museo Campano.
Il bombardamento del 9 settembre 1943 ha danneggiato l’edificio, cancellandone quasi del tutto le tracce della stratificazione storica. Costruita nell’856 e dedicata ai santi Stefano e Agata, la chiesa è stata infatti più volte rifatta fino al 1850; dopo la seconda guerra mondiale venne ricostruita nelle forme attuali per essere poi riconsacrata nel 1957. Sul fianco destro è il campanile (IX-XI secolo), a tre plani di bifore e con antiche colonne corinzie nel basamento, in cui sono stati incassati diversi bassorilievi provenienti dall’Anfiteatro Campano. L’interno è articolato su tre navate separate da 18 colonne di granito; la prima arcata della navata destra conduce a un ingresso del Palazzo Vescovile, presso cui si trova un portale marmoreo originario della distrutta chiesa di S. Giovanni delle Monache. Tra le opere custodite nel Duomo, il candelabro del cero pasquale, duecentesco, e, nell’abside, un’Assunta di Francesco Soli- mena; nella cripta (XVIII secolo) si apre una cappella con un marmoreo Cristo morto di Matteo Bottiglieri (1724).
Di fianco al Duomo, nel complesso che comprende il Palazzo Vescovile e il seminario, si trova il Museo diocesano, che raccoglie opere provenienti dalle varie chiese cittadine. Lungo il percorso di visita, illustrato da pannelli esplicativi, si possono ammirare paramenti sacri e ornamenti liturgici databili dall’XI secolo in poi (tra cui il piviale del cardinale Bellarmino), e una serie di elementi architettonici di epoca longobarda. Tra i paliotti d’altare è notevole quello che raffigura san Martino a cavallo nell’atto di dividere il suo mantello (XVII secolo). Soltanto dietro autorizzazione dell’arcivescovo si può chiedere di visitare il prezioso Tesoro del Duomo, ricco di documenti, oggetti dal periodo longobardo al ‘900. Notevole e unica la collezione di pergamene, risalente ai longobardi e recentemente restaurata; comprende un ‘Exultet’ che si svolgeva a rotoli dal pulpito e che ripropone in miniature la parte centrale delle funzioni pasquali, e l’Evangelario del ve scovo Alfano, opera preziosissima e uni ca, realizzata in epoca normanna dagli orafi palermitani della corte siciliana.
L’importanza del secondo dei castelli di Capua crebbe nel Settecento, quando il Re delle Due Sicilie Carlo di Borbone pose Capua al centro di un imponente sistema militare in Terra di Lavoro.
Il Castello di Carlo V è uno straordinario gioiello di architettura militare. Costruito tra il 1522 e il 1543, il Castello di Carlo V ha forma quadrata con gli inconfondibili bastioni angolari massicci ed aguzzi, creando una forma a quadrifoglio.
L’Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V, nel 1536 lo volle a difesa della trategica via Appia e delle due porte d’ingresso della città, Porta Napoli e Porta Roma, tenute sotto controllo grazie ai cannoni puntati sugli spalti della cinta muraria.
Nell’Ottocento la funzione della struttura fu convertita, per volere della casa borbonica, in prigione per i rivoluzionari protagonisti dei moti del 1848. Successivamente, con i Savoia, tornò la sua funzione militare ospitando i Laboratori dell’Ufficio Pirotecnico dell’Esercito.
Di origine altomedievale, questa zona annovera un cospicuo numero di chiese di fondazione longobarda. “S. Giovanni a Corte” e “S. Michele a Corte” conservano frammenti di affreschi; “S. Salvatore a Corte” del X secolo, vanta un piccolo campanile a due piani di bifore, tre arcate in facciata già prospettanti sul portico e, all’interno, colonne con capitelli longobardi e tracce di affreschi. Nella chiesa è stato allestito il Museo diocesano di Arte sacra moderna, che raccoglie una notevole collezione di opere – soprattutto dipinti – in un ambiente di grande suggestione.
Le tre cappelle forse espletavano, oltre alle funzioni religiose, il compito di vigilare sui punti di accesso all’area di Corte; nella società longobarda infatti anche i religiosi avevano generalmente obblighi di vigilanza civica.
La chiesa dei Ss. Rufo e Carponio presenta un campanile del XIII secolo. S. Marcello maggiore, fondata nel XII secolo ma rifatta nell’800, conserva un portale laterale composto da elementi di provenienza disparata: l’architrave è un’iscrizione sepolcrale del primo conte di Capua Audoalt i montanti sono tra le più interessanti sculture romaniche della Campania.
Ai margini meridionali della città murata, nell’omonima piazza, si trova l’ingresso monumentale alla città per chi proveniva da Napoli, creato a fine XVI secolo. Varcandolo, si può osservare l’arco esterno riccamente decorato.
Le antiche mura vennero nei secoli più volte ricostruite o rafforzate, ma l’aspetto odierno caratterizzato da bastioni poligonali e cortine inclinate, costituisce uno dei più importanti esempi italiani di fortificazione del XVI secolo.
Dal ponte si gode di una bella vista sull’area cinquecentesca della città.
Lungo il tratto di corso Appio diretto a sud-est (a sinistra del Palazzo Municipale) prospetta la chiesa dell’Annunziata, fondata alla fine del XIII secolo ma ricostruita tra il 1531 e il 1574 e completata in periodo barocco; la domina una cupola disegnata da Domenico Fontana. La chiesa fu gravemente danneggiata da un bombardamento aereo avvenuto il 9 settembre 1943. Sulla facciata alta e stretta, caratterizzata da un portale notevole, si trovano le statue di sant’Antonio Abate e santa Lucia, poste in nicchie. L’interno, con navata a croce latina, custodisce alcune tele settecentesche e un coro ligneo intagliato e intarsiato proveniente dal convento benedettino di Capua, realizzato nel 1519 e raffigurante scene della vita di Cristo.
Alla fine di via dei Principi normanni si incontra la struttura ottagonale che ospita la Reale Sala d’Armi, in origine chiesa barocca annessa al convento di S. Giovanni delle Monache. All’interno si trova un’imponente struttura lignea con scale indipendenti, creata per conservare armi da fuoco in una serie di rastrelliere.
Furono i militari napoleonici a trasformarla in una struttura militare e, quando nel 1815 i Borbone tornarono in possesso della città, si decise di mantenerne la nuova funzione.
Qui sorge il palazzo del Governatore (1561 oggi sede del municipio), che reca sulla facciata sette chiavi di volta, in forma di busti di divinità, provenienti dall’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere. Sulla destra di erge il busto di San Eligio, rifatta in epoca barocca (1747), affiancata dal quattrocentesco arco omonimo (XIII secolo), con volte a crociera e loggetta sovrastante. Affacciato sulla piazza è il seicentesco palazzo della Gran Guardia o Bivach, più volte restaurato, sormontato da una statua di re Carlo II (1676).
Passando sotto l’arco di S. Eligio si percorre via Alessio Mazzocchi, dove si trovano i resti del campanile di S Eligio, incompiuto, e si sbocca sulla via Appia di fronte al Castello voluto da Carlo V e costruito neL 1542 SU progetto di Gian Giacomo dell’Acaya. Nonostante gli ingenti danni causati dai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale, l’edificio conserva gran parte del suo maestoso aspetto originario e costituisce uno dei principali monumenti della città; è visitabile su richiesta.
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