Lo Studio del Re, così come tutto l’appartamento del Re Ferdinando IV nella Reggia di Caserta, è di impronta marcatamente neoclassica, al contrario dell’esuberante rococò delle stanze della Regina Maria Carolina.
Carlo Vanvitelli, come detto, fu il progettista anche dello Studio del Re e, come in molte altre sale, disegnò anche parte dei mobili.
Inizialmente lo Studio del Re aveva decori simili alle stanze precedenti e, forse, l’aggiornamento verso l’ultima moda del tempo, quella neoclassica, avvenne probabilmente su consiglio di Hackert. Carlo Vanvitelli, che dal 1773 succedette al padre, era della stessa idea dell’Hackert, e non è un caso se progettò sale ed arredi secondo forme di transizione tra rococò e neoclassico. In ogni caso la svolta decorativa avvenne quando Re Ferdinando ordinò i mobili di Adam Weisweiller, e tutta la sala, come prassi di Carlo Vanvitelli, fu decorata per accompagnarsi all’arredo. Lo Studio del Re divenne molto conosciuto in tutta Europa per la sua bellezza e preziosità.
L’affresco ha fondo verde con grifoni e grottesche a monocromo, costoloni con greca e finto “pizzo” centrale. I decori sono in oro. Probabilmente fu da ispirazione all’architetto de Simone per il tema cromatico del progetto dell’Anticamera dei Baroni detta Sala di Marte.
Le pareti e le porte sono in legno (opera di Antonio Ross), porfido, lacca verde e bronzo dorato. I profili delle pareti sono di Nicola e Pietro Di Fiore, e Carlo Beccalli, mentre la cornice bronzea dei monocromi di Brunelli con alta probabilità sono opera di François Rémond oppure di Pierre Gouthiere.
I dipinti alle pareti sono di Carlo Brunelli, mentre i quadri sono di Jacob Philippe Hackert e rappresentano:
Goethe, amico di Hackert, nel suo “Viaggio in Italia” racconta che il Re seguì personalmente la creazione di questi dipinti
I mobili, una commode, due secretaire e la scrivania “sono” opera di Adam Weisweiler, e facevano parte di una grossa e costosissima partita di arredi che il Re ordinò da Daguerre e Lignereux. Poi tali arredi furono rubati…
Il divano e parte delle poltrone sono opera di Georges Jacob poi, per necessità, ne furono realizzate altre identiche a Napoli da aggiungervi.
Carlo Vanvitelli, come detto, fu il progettista anche dello Studio del Re e, come in molte altre sale, disegnò anche parte dei mobili. In questo caso è suo il design della grande specchiera, delle cornici dei quadri, de finti cammei e dei monocromi. Tali disegni furono poi inviati a Parigi per farli realizzare con alta probabilità da François Rémond oppure di Pierre Gouthiere tramite Daguerre e Lignereux, gia fornitori degli arredi. I profili delle pareti sono di Nicola e Pietro Di Fiore, e Carlo Beccalli.
I mobili originali furono rubati dopo l’Unità d’Italia