La doratura per la caratteristica sontuosità e lucentezza che è in grado di donare agli oggetti, è sempre stata molto usata nella decorazione, e vi sono vari metodi per usarlo a questo scopo.
Come si riconosce una doratura vera da una falsa; una a missione da una a guazzo? Serve molta attenzione ed esperienza, ma possiamo affermare che:
Le doratura fatta con foglia oro vera si distingue da quella eseguita con oro imitazione, in quanto l’oro vero si mantiene lucente anche per secoli, l’oro falso, anche se ricoperto da vernice protettiva, si scurisce già poco dopo l’applicazione. Inoltre la foglia d’oro vera è molto più sottile di quella falsa, è quasi “trasparente” e a volte si può individuare il colore del bolo sottostante, viceversa l’orone è più coprente e molto più appariscente.
Non ci sono metodi per distinguere le applicazioni a missione od a foglia, dato che nei risultati sono simili. La doratura a guazzo, è sempre brunita, a differenza di quella a missione, questo potrebbe essere un segno di distinzione tra i due metodi. Oppure si bagna un batuffolo di cotone in acqua calda: se è a guazzo, dovrebbe sciogliere la colla e far staccare la foglia oro, al contrario della missione che, essendo spesso a base oleosa, non è sensibile all’acqua. In genere però i mobili barocchi estremamente scolpiti sono decorati a missione.
Nelle porcellane antiche la doratura a fuoco si distingue da quella a missione, in quanto la prima ha un colore molto piu vivo.
Se è a guazzo, dovrebbe sciogliere la colla e far staccare la foglia oro. La missione essendo in genere a base oleosa non è sensibile all’acqua.
E’ il procedimento più complesso, ma che offre i risultati migliori. Lo stesso procedimento si adotta anche per la foglia di oro falso (orone) argento o di alluminio. La seguente procedura è identica a quella antica, con l’unica differenza che ora l’oro non deve piu essere battuto a mano per ridurlo in strati sottilissimi, ma lo si ottiene industrialmente.
Per via della leggera trasparenza della foglia oro, il colore del bolo sottostante ne varia la tonalità. Infatti per riconoscere la provenienza di un mobile, è utile anche osservare se la superficie ha un colore che tende piu al giallo o al rosso. Generalmente se tende al rosso proviene probabilmente da Italia o nord Europa, se tende al giallo da Francia o Inghilterra.
Coprire la superficie da dorare con un’apposita vernice adesiva (chiamata missione). Quando è quasi asciutta, ma ancora appiccicosa, vi si appoggia sopra la foglia, e la si fa aderire tamponando leggermente con un batuffolo di cotone o un pennello pulitissimo. Terminata l’operazione, invecchiare la doratura con lo stesso procedimento usato per la doratura a guazzo. Al contrario della doratura a foglia oro, la doratura a missione non può essere brunita con la pietra d’agata, e quindi si ha una minore lucentezza finale, ma essendo molto piu facile da applicare, è molto utile soprattutto nel caso di mobile estremamente scolpiti come quelli barocchi.
Metodo creato nella fabbrica di porcellana di Sevres nel 1750 circa. E’ composta da una miscela di miele e polvere d’oro, e veniva usata per dorare soprattutto oggetti piccoli e la porcellana. Per fissarla si procedeva ad una cottura a bassa temperatura. L’aspetto è sempre opaco, e l’opacità aumenta con l’aumentare della temperatura.
La nascita della doratura a fuoco è oggetto di dibattito: sembra apparire intorno al IV secolo a.c. in Grecia, anche se la tecnica divenne comune solo in età romana imperiale, intorno al ll-lll secolo d.C. in Estremo Oriente, invece, si hanno le prime testimonianze nella Cina del IV-III secolo a.C.
E’ usata quasi esclusivamente per la doratura dei metalli, ma a volte anche per la porcellana, soprattutto nel periodo dello stile Impero (1800-1840).
Il procedimento è assai dannoso per la salute a causa della tossicità delle esalazioni di mercurio ed oggi è quasi in disuso; fu invece in voga nel XVIII secolo per dorare i bronzi che decoravano gli arredi Luigi XV (Rococò), Luigi XVI(Neoclassico) ed Impero (tardo Neoclassico), ma per via delle molte morti premature dei doratori, iniziò ad essere sostituita sin dal 1860 dalla nuova doratura galvanica.
Orologio dorato a mercurio nello Studio del Re
Metodo industriale di produzione di massa creato intorno la metà del 1700, e che riguarda soprattutto la porcellana. Il colore viene posto su una matrice e poi impresso su un foglio adatto. Tale foglio poi viene premuto su, ad esempio, un piatto, ed il disegno viene trasferito. Si può usare sia con i colori che con l’oro. E’ facile riconoscerla, in quanto è evidente la linea di giunzione tra i due lati del foglio. Alle fine del 1800 si evolse nella stampa litografica. Non ha alcun valore artistico.
L’elettroplaccatura è un procedimento usato quasi esclusivamente per dare un aspetto migliore a metalli comuni, rivestendoli di metalli piu nobili quali, ad esempio, oro, argento, platino, rodio, nichel, cromo, oppure per rivestire l’interno di oggetti d’argento da tavola. Si tratta di un procedimento elettrochimico in cui, inserendo in un liquido (bagno galvanico) il metallo da placcare e il metallo nobile (fungono da poli negativo e positivo), quando vengono attraversati da corrente, il metallo che funge da polo positivo cede le sue particelle che si depositano sull’altro metallo. Essendo un procedimento industriale non ha alcun valore artistico, se un oggetto antico viene restaurato nella doratura attraverso questo metodo, perde molto del suo valore.
La doratura galvanica fu inventata in Italia nel 1802 da Luigi Valentino Brugnatelli presso l’università di Pavia, utilizzando la neonata pila galvanica, creata da Alessandro Volta.
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