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Le portantine e le carrozze napoletane

Le portantine e le carrozze napoletane erano famose nel Settecento per l'armonia del disegno, la raffinatezza e la magnificenza del disegno e delle lacche.

“Si viaggia soltanto su sedie portate da facchini […] nulla eguaglia la bellezza di questi carri dorati nei quali si fanno trasportare le dame di corte; i valletti a piedi, i facchini vestiti con livree di gala, i paggi, i gentiluomini riccamente abbigliati e che scortano le sedie, danno a tutto il corteo un’aria di magnificenza veramente imponente”. (Marchese de Sade, 1776)

LE PORTANTINE

Le portantine e le carrozze napoletane erano famose nel Settecento. Tra i viaggiatori che ne parlavano vi era anche lo spagnolo Leandro Fernàndez de Moratin, a Napoli nel 1793-94, il quale affermava che esse potevano competere per l’armonia del disegno, la raffinatezza degli ornamenti e la magnificenza delle lacche con quelle di qualunque altra città. Per uso reale se ne costruirono molte, decorate da valenti artisti. Re Carlo III di Borbone ne possedeva due appartenute ai Farnese e un’altra la ordinò a Parigi, con fodere in velluto verde.

Luigi Vanvitelli aveva un carrozzino indorato da tale Simone Girari nel 1759. In Spagna, nel 1759, Maria Amalia fece dipingere una delle sue carrozze da Mattia Gasparini, geniale figura di stuccatore, ornamentista e disegnatore. Nel 1769 Gennaro Di Fiore venne pagato «per i disegni e modello delle due carrozze di trasporto dei cani», di Ferdinando IV, dipinte da Giuseppe Funari.

Fedele Fischetti e Francesco Solimena decoravano carrozze e portantine, mentre il lavoro di intaglio era per lo più eseguito da esperti ebanisti, tra cui Gennaro di Fiore.

Nella reggia di Capodimonte sono custodite le portantine di Carlo III e della regina Amalia: preziosa la seconda nell’eleganza delle forme e nella decorazione pittorica del Solimena, più sobria di colore ma ugualmente ricca nel movimento di volute e cartigli quella del re. Al tempo di Carlo III e di Ferdinando IV, a Napoli, le portantine si usavano anche nelle processioni.

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La portantina di Papa Pio IX. Si trova nell’Anticamera della Cappella di Pio IX

Accanto a queste ve n’erano però anche di più semplici, che servivano ai giudici, ai medici, ai sacerdoti, ecc., per l’esercizio delle loro professioni (nel museo di Messina, nel palazzo Sperlinga di Palermo, foderate di cuoio con fregi di bronzo). L’uso delle portantine fu tale, nel sec. XVIII, che anche nei conventi abati e badesse vi venivano portati e sulla portantina i condannati a morte erano condotti al luogo dell’esecuzione. Anche nella prima metà del sec. XIX si ritrovano le portantine. Le duchesse del primo impero vi fecero dipingere le battaglie napoleoniche di Marengo, di Austerlitz, di Jena, ecc., Vincenzo. Bellini le scene della Sonnambula e della Norma. A Napoli l’uso della portantina durò fino a circa il 1830, limitato però alle cerimonie del battesimo (v. quella più semplice di forme e sobria di decorazione del museo di S. Martino). Fino al 1860 nel Regno delle due Sicilie, in occasione del giovedì, santo i reali ed il corteo erano soliti recarsi solennemente in portantina a visitare le chiese.

Di questo uso, ora del tutto scomparso, sopravvivono la portantina che segue il canonico con le sacre Reliquie nella processione di S. Gennaro a Napoli (della fine del Seicento, ornata di fregi bronzei e rilievi con i miracoli del Santo) e quelle del Vaticano. Queste ultime, tutte foderate di velluto o di damasco rosso, adorne di trine e di frange d’oro, decorate nel cielo con la colomba dello Spirito Santo, servono per trasportare il pontefice dal Vaticano alla Basilica.

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La portantina di re Carlo nel Museo di Capodimonte

LE CARROZZE

Questa carrozza è esemplificativa della qualità delle carrozze duosicliane. Questa berlina di gran gala (non presente nella Reggia di Caserta) appartenuta a Ferdinando II di Borbone (1810-1859), re delle Due Sicilie. Costruita nel Palazzo Reale di Napoli, risale al 1838, e fu creata dagli artigiani reali il costruttore Salvatore Emmanuele, ed il pittore Raimondo Pionica.
Veniva usata in importanti cerimonie mondane: della berlina è noto infatti l’uso per la visita dei reali al santuario di Piedigrotta l’8 settembre di ogni anno; inoltre la carrozza venne usata per due solenni circostanze, quando Ferdinando II si recò alla Basilica di S. Francesco di Paola per il giuramento della Costituzione (1848) e per condurre Francesco II al Duomo dopo la sua ascensione al trono (1859).

La carrozza si trovava ancora a Napoli nel 1862, nonostante subito dopo la conquista del Regno fosse già stata modificata tramite l’aggiunta di stemmi dei nuovi regnanti, i Savoia. Successivamente fu utilizzata dai Savoia nelle più importanti cerimonie di gala. Ora si trova a Firenze.

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La carrozza di Re Ferdinando II di Borbone

Struttura

Il carro è in legno intagliato e in ferro dipinto di rosso a motivi dorati. Bracci di legno scolpito terminanti a testa di grifo sostengono il sedile del cocchiere che è rivestito di seta cremisi, bordato di seta e argento filato e guarnito da tre serie di nappe, a cui si alternano stelle di rame sbalzato e dorato. L’interno della cassa è in moirè di seta bianca guarnita da galloni cremisi, frange, e nappe in argento e oro. Sul soffitto un grande rosone geometrico ricamato in seta cremisi, argento filato e pailletes. La cassa è in rame dorato con applicazioni sui lati in argento sbalzato che raffigurano le allegorie di Napoli e Palermo, personificate da due vecchi sovrani recanti gli emblemi delle due città. Al centro l’arme dei Savoia, applicata posteriormente, quando, con l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, la carrozza entrò a far parte del patrimonio sabaudo. Sopra la berlina una figura di Fama alata in ottone dorato sorregge la corona reale adorna di finte pietre colorate.

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L’interno della carrozza di Re Ferdinando II di Borbone

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