L’opera “Mietitura a San Leucio” è visibile in: Studio del Re
Lo stile di questo quadro non è più quello iniziale di Hackert, che era parzialmente privo di espressività. Questo dipinto rivela lo stile più intenso della piena maturità, raggiunto negli ultimi anni di vita napoletana: il paesaggio, pur mantenendo il carattere di descrizione fedele, la grande rapidità e padronanza della tecnica, è ormai idealizzato. Dalla “fotografia” al “documentario”.
Jakob Philipp Hackert nacque a Prenzlau, nel Brandeburgo, il 15 settembre 1737. L’opera di questo lucido interprete dello spirito oggettivo illuminista e, al contempo, fedele seguace della tradizione del paesaggio ideale può essere posta a conclusione di un’era artistica nella quale la pittura di paesaggio era sottoposta a principi strutturali e compositivi precisi e rigorosi. Hackert impose la formula del paesaggismo classicista analitico-descrittivo, divenendo uno degli iniziatori del vedutismo topografico partenopeo. Riprendendo lo stile del Canaletto e del Bellotto, l’oggetto veduto è cristallizzato come in una fotografia.
Dopo gli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Berlino, riscuote i primi successi presso gli aristocratici tedeschi e svedesi grazie ai suoi paesaggi, in cui esattezza documentaria e topografica si coniugano agli schemi del paesaggio classico derivati dai modelli secenteschi di Claude Lorrain e degli olandesi italianizzanti.
Dal 1762 al 1768 è a Parigi, dove conosce il pittore paesaggista Claude-Joseph Vernet e da dove compie numerose escursioni in Normandia disegnando dal vero. Nel 1768, in compagnia del fratello Johann Gottlieb, giunge in Italia dove, più che dalle rovine antiche e dallo scenario urbano di Roma, è attratto dalle località situate nei dintorni, da lui raffigurate in disegni a seppia e poi tradotti in dipinti a olio. Nel giro di pochi anni, grazie alle sue vedute oggettive e cristalline e all’appoggio dell’archeologo Johann Friedrich Reiffenstein, diventa uno degli artisti più richiesti dai nobili viaggiatori stranieri. La Battaglia navale di Cesmè (1771), voluta da Caterina II di Russia, pone le basi della fama internazionale dell’artista e lo convince a stabilirsi definitivamente in Italia. Nel 1770 compie il suo primo viaggio a Napoli, mentre nel 1777 visita la Sicilia in compagnia di Charles Gore e di Richard Payne Knight.
Nel 1786 viene nominato pittore di corte di Ferdinando IV di Borbone a Napoli. Nelle tele di grande formato destinate alle dimore reali registra scrupolosamente scene di caccia, manovre militari, cerimonie e fasti mondani, nonché i luoghi del regno tra cui i porti documentati nella celebre serie eseguita tra il 1787 e il 1792.
Goethe e Hackert si incontrano per la prima volta a Napoli nel 1787, quando lo scrittore si reca a trovare il maestro a palazzo Francatila in compagnia del pittore Tischbein. Goethe prende lezioni di disegno da Hackert nel 1787. Visitano insieme Napoli e Tivoli, e frequentano casa Hamilton. Hackert gli propone di rimanere con lui per un anno intero come allievo, ma dopo questo periodo non si rivedranno più e intratterranno solo rapporti epistolari. Lo scrittore ammirava molto Hackert per la sua capacità di ritrarre la natura e dare immediatamente forma al disegno.
L’arrivo delle truppe francesi a Napoli nel 1799 e l’abdicazione dei Borbone inducono l’artista a fuggire in Toscana, dove si spegne il 28 aprile 1807.
Nel 1811, Goethe ne pubblica la biografia, basata su appunti autobiografici.