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Reggia Caserta Terrae Motus Schnabel, Reggia di Caserta Unofficial

Julian Schnabel “Veronica’s Veil”, 1984

  • Categoria: quadri
  • Autore: Julian Schnabel (1951-)
  • Anno: 1984
  • Tecnica: olio e pelli di animali su velluto blu
  • Stile: neoespressionismo
  • Dimensioni AxL: 275x305cm
  • Visibile in: Collezione Terrae Motus

Descrizione

Questa opera d’arte fa parte della Collezione Terrae Motus

 

Le parole dell’Artista:

“La distruzione è la chiave necessaria a formare qualcosa di nuovo. Costruzione e distruzione sono legate insieme in modo radicale. Molti dei miei quadri sembrano essere stati ridotti in pezzi, o sembrano frammmenti di qualcosa. In particolare le pitture messicane su vaso suggeriscono un terremoto: la lava che scorre attraverso un villaggio di montagna, i vasi imprigionati nella lava, fossilizzati. È un tremendo dramma psicologico, una violenza della terra, lo stesso spirito che sorregge molti dei miei quadri. A guardarli, si ha l’impressione che una bomba sia esplosa. E questo atto di rottura rappresenta qualcosa di vivo… Questo quadro, in particolare, assomiglia a qualcuno che è stato ferito e di cui ci si sta prendendo cura. Potrebbe anche vagamente essere intitolato Cristo nel Golfo di Napoli, anche se la mia intenzione non era questa. Benché il quadro sia molto esplicito, io non volevo che fosse come un fumetto.”

Julian Schnabel

Biografia

Julian Schnabel, Reggia di Caserta Unofficial

Da Wikipedia

Nato a Brooklyn da una famiglia ebrea, Schnabel è uno dei pittori più celebri della scena newyorkese, molto noto per le tele di grosse dimensioni (spesso eseguite con tecniche miste), i ritratti e gli interventi di design. Abita in una grande casa-studio da lui stesso progettata secondo la propria personale concezione di arte, nota come Palazzo Chupì, sull’11esima strada nel West Village.

 

Carriera cinematografica

Julian Schnabel ha scritto e diretto Basquiat, un film biografico sul pittore Jean-Michel Basquiat (1996), e Prima che sia notte, un adattamento dell’omonimo romanzo autobiografico di Reinaldo Arenas (2000), che inoltre l’ha prodotto. Prima che sia notte ottenne una candidatura dal Premio Oscar, con la nomination di Javier Bardem all’Oscar al miglior attore.

Nel 2007 ha diretto Lo scafandro e la farfalla (The Diving Bell and the Butterfly), un adattamento del libro di Jean-Dominique Bauby, con cui ha vinto il premio per miglior regista al Festival di Cannes. Lo stesso film ottiene il premio alla miglior regia e al miglior film straniero in occasione dei Golden Globes del 2008, oltre a una candidatura all’Oscar al miglior regista, sempre nel 2008. Alla 64esima mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ha fatto parte della giuria del premio fotografico Venice Movie Stars Photography Award. Sempre a Venezia, tre anni dopo, ha presentato in concorso il suo nuovo film, Miral.

 

Vita privata

Sposato dapprima con Jacqueline Beaurang, i due hanno avuto tre figli, Lola Montes, Stella Madrid e Vito Maria. Una volta divorziato, Schnabel ha sposato Olatz López Garmendia, con cui ha avuto i gemelli Cy e Olmo. Dal 2007 sino al giugno 2011 ha convissuto con la giornalista e scrittrice italo-palestinese Rula Jebreal.

Il suo stile decisamente peculiare consiste nel vestirsi con elegantissimi pigiami, sia singoli che sotto giacche e cappotti.

 

Approdondimento:  La libertà di essere Julian Schnabel

 

Il Neoespressionismo

Da Wikipedia

Il neoespressionismo è stato un movimento artistico, perlopiù focalizzato sulla pittura, che nasce negli anni settanta del Novecento, si caratterizza per un deciso recupero della figura spesso rappresentata sotto la lente deformata dell’inquietudine. Nonostante ciò, si tratta di un’immagine che si deteriora, si consuma e si dematerializza dietro il ruvido trattamento pittorico.

Diffuso soprattutto negli Stati Uniti, in Germania ed in Italia, il neoespressionismo, dopo l’anarchia sperimentale degli anni precedenti, ha indicato un percorso che viaggia a ritroso alla riscoperta di forme di matrice più tradizionale. Questa, forse, una delle ragioni per le quali è stato ben accolto dai mercanti e dai collezionisti d’arte di tutto il mondo.

I principali esponenti negli Stati Uniti sono Julian Schnabel, noto soprattutto per i suoi “plate painting” e David Salle, il quale però denota una stretta relazione con l’Assemblage e con l’Espressionismo astratto. Manipolando l’immagine, recuperata invariabilmente dall’immaginario collettivo, in chiave di raffinato ed ironico voyeurismo. Bisogna poi, comunque fare il nome, per tutto il periodo in cui ha bruciato nella sua parabola inevitabilmente discendente, Jean-Michel Basquiat. Che con la sua carica dirompente ed ingenua ha tracciato linabocchi che spesso hanno rivendicato la condizione della tabula rasa.

In Germania, dove è ancora forte la memoria dell’Espressionismo e dove le nuove generazioni sentono il bisogno di prendere le distanze dal passato olocausto, i suoi esponenti sono a volte chiamati Neuen Wilden, ‘Nuovi Selvaggi’. Esponenti di spicco sono Georg Baselitz con le sue immagini rovesciate e Anselm Kiefer, il quale quest’ultimo, tende a mischiare elementi reazionari[non chiaro] con gli elementi dell’avanguardia, proponendo molteplici versioni del tema dell’Olocausto. Accomunano i lavori dei cosiddetti “nuovi selvaggi” un cromatismo violento e fortemente espressivo, una figurazione semplificata e spesso elementare, un senso tragico dell’umanità e della storia.

In Italia, questa nuova tendenza, è stata spesso inscritta nell’ambito di quel che Achille Bonito Oliva ha denominato nel ’79 Transavanguardia: “La transavanguardia ha risposto in termini contestuali alla catastrofe generalizzata della storia e della cultura, aprendosi verso una posizione di superamento del puro materialismo di tecniche e nuovi materiali e approdando al recupero dell’inattualità della pittura, intesa come capacità di restituire al processo creativo il carattere di un intenso erotismo, lo spessore di un’immagine che non si priva del piacere della rappresentazione e della narrazione”. Gli esponenti di maggior spicco sono Sandro Chia, dall’estro manierista il quale dipinge con un gesto carico che si snoda sulle tele con colori accesi ed accostamenti violenti che ricordano in qualche modo la tradizione con Rosso Fiorentino; Enzo Cucchi, uno sperimentatore che lancia furtivi ammiccamenti al Concettualismo e Francesco Clemente e Mimmo Paladino che tutto sembrano toccare e tutto sembrano poi utilizzare per rappresentare quel che scorge fra i reconditi piani sdruccioli del loro inconscio espressivo.

Ma non mancano altri artisti come Mimmo Germanà, e poi Ernesto Tatafiore e poi ancora Bastiano da Montalbano, il quale quest’ultimo, sembra far proprie le necessità di un rinnovato rapporto con l’etica ed il sociale attraverso un’immagine che perde però i propri contatti con la realtà per diventare simbolista.
Mimmo Germanà, impegnato con la sua pittura calda, dalla figurazione visionaria e dai colori fauve, recupera spesso spunti e citazioni dall’arte del passato remoto.

Ernesto Tatafiore, sul quale, Achille Bonito Oliva ebbe a definirlo l’artista dall’operato neo-illuministico. In quanto teso ad operare su un legame etico tra arte e storia.
Artista a tutto tondo, Bastiano da Montalbano, si dedica a tematiche affondate nel sociale, utilizzandole per stuzzicare il pubblico competente ad una discussione e riflessione su vari temi di attualità.

Si possono collocare nella corrente del neoespressionismo anche alcuni pittori di area inglese quali Lucian Freud. Pittore decisamente figurativo che viaggia alla riscoperta di una tradizione prettamente ritrattistica. Per quanto i suoi ritratti siano più interiori che esteriori, più introspettivi che riflessivi. Ma sempre con un’ineccepibile conoscenza dell’anatomia.

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