Patrimonio dell’Umanità Unesco, la città di Pompei rappresenta un unicum nella storia dell’archeologia, sia per la straordinaria conservazione della città, sia in quanto ci mostra lo spaccato di vita di una città romana di 2000 anni fa.
Pompei è certamente il sito archeologico più noto del mondo, come attesta quotidianamente la folla dei suoi visitatori: questa fama universale inizia praticamente al momento stesso della scoperta, a metà del 700, ed i cui scavi furono voluti da Re Carlo di Borbone.
Distrutta nel 79 d.C. da una eruzione del Vesuvio, ciò ha consentito di restituirci uno spaccato intatto di civiltà romana, mostrandoci edifici pubblici e privati, la vita delle persone, la loro tragica morte. Oltre Pompei andarono distrutte anche le città di Stabia, Ercolano ed Oplontis.
Tutti i reperti archeologici ritrovati a Pompei ed Ercolano si trovano nel Museo Archeologico di Napoli.
Gli scavi archeologici di Pompei hanno il seguente orario:
Orari dal 1 aprile al 31 ottobre:
Orari dal 1 novembre al 31 marzo:
Gli scavi archeologici di Pompei sono aperti da lunedì a domenica.
Giorni di chiusura: 25 Dicembre, 1 Gennaio e 1 Maggio
La Villa dei Misteri di Pompei deve il nome dai meravigliosi e famosissimi affreschi dalla Sala dei Misteri di Dioniso. La villa ha ben 90 stanze e giardini pensili con vista sul mare ed ha anche una zona per la produzione di vino. La villa è quasi completamente affrescata.
Il Macellum di Pompei era il luogo del mercato della città, dove si potevano comprare ortaggi, pesce e carne freschi. All’interno vi sono botteghe, sculture e le pareti erano decorate con sia con scene di vita quotidiana, come la vendita di pesci e di pollame, che con soggetti mitologici.
Nel Teatro Grande di Pompei si rappresentavano commedie e tragedie di tradizione greco-romana. Risale alla metà del II secolo a.C. ma fu modificato in epoca romana. Un’iscrizione, visibile all’ingresso di un corridoio riporta, cosa rarissima, il nome dell’architetto romano Marcus Artorius Primus che esegui lavori al palcoscenico, aggiunse i numeri ai sedili, e inserì il velarium, un gigantesco telo posto in cima per fare ombra in estate.
Il Quadriportico dei Teatri si trova accanto il teatro e ne costituiva il foyer dove sostava il pubblico nelle pause degli spettacoli. Dopo il terremoto del 62 d.C. divenne una caserma per i gladiatori e, probabilmente, al piano superiore viveva anche il lanista, il loro proprietario. Durante gli scavi sono state ritrovate molte armi da parata, molte vittime ed anche una grande quantità di gioielli.
L’Odeion di Pompei era un piccolo teatro coperto molto rinomato per la sua acustica perfetta. Fu fatto costruire dalle stesse persone che finanziarono la costruzione dell’anfiteatro, ed internamente era ricchissimo di marmi e sculture. Era utilizzato soprattutto per la rappresentazione del genere teatrale più̀ in voga all’epoca, il mimo.
Il Tempio di Iside quando fu scoperto era quasi intatto nella decorazione e negli arredi, e contribuì in maniera decisiva a far conoscere Pompei nel mondo. Era legato al culto misterico della dea egizia Iside, e nei sotterranei era contenuta addirittura l’acqua del Nilo. Mozart visitò Pompei nel 1770, e ne rimase così colpito da usarlo per le scenografie della prima rappresentazione del “Flauto Magico” a Vienna, nel 1791.
La Casa del Fauno deve il nome alla piccola e stupenda statua in bronzo all’ingresso. Già dal maestoso portone d’ingresso col suo pavimento in marmo intarsiato si capisce che si tratta di una casa enorme (3000 metri quadri) e che il proprietario era una persona di gran gusto e molto ricco. La casa ha due peristili e due atri, ed il famoso mosaico di Alessandro era un pavimento della casa.
La Casa dei Vettii è una delle più lussuose di Pompei, ed era proprietaria della famiglia dei Vettii. Molto famoso è l’affresco dell’ingresso, dove si vede il dio Priapo che pesa sulla bilancia il suo enorme fallo. Dotata anche di grande giardino ricco di zampilli e sculture, la casa è riccamente affrescata anche con tema erotico.
L’anfiteatro di Pompei risale al 70 a.C. è il più̀ antico del mondo romano ed accoglieva fino a 20.000 spettatori. Da una doppia scalinata esterna si accede ai piani superiori, mentre da un corridoio a quelli inferiori. Tacito racconta che nel 59 d.C. ci fu una sanguinosa rissa tra gli spettatori di Pompei e Nocera, ed il Senato di Roma ordinò di chiudere per dieci anni l’arena di Pompei, ma il provvedimento venne annullato tre anni dopo in seguito al terremoto che colpì la città.
La Palestra Grande di Pompei è una grande piazza quadrata di 140x140m con al centro una grande piscina, ed è circondata da portici. La Palestra è situata accanto l’anfiteatro ed era usata per la formazione fisica ed intellettuale dei giovani. Oggi ospita mostre permanenti e temporanee.
A Pompei c’erano 25 bordelli (lupanari) e le prostitute erano schiave, e costavano 2-16 assi (una coppa di vino ne costava uno). L’edificio è a due piani: sopra vivevano le prostitute, mentre sotto lavoravano. Ci sono 5 stanzette con letto in muratura, le quali erano arredate con materassi e tende per renderle più confortevoli. Sopra ogni porta c’è un affresco erotico che serviva da promemoria per la posizione da assumere durante l’amplesso, e la particolarità è la raffigurazione di un ambiente aristocratico per dare ai clienti l’illusione di far parte di quel mondo. Nel sottoscala c’era una piccola latrina.
Il Santuario di Apollo è situato accanto la piazza del Foro ed è l’edificio sacro più antico di Pompei, e ci ricorda delle origini greche della città, che datano questo tempio al VI secolo a.C. Un colonnato monumentale dotato forse di terrazza collegava il santuario alla piazza del Foro. Qui si svolgevano i giochi gladiatori ed i Ludi Apollinares, le feste in onore del dio con le iniziazioni dei fanciulli ad Apollo e Diana.
La vita politica e giudiziaria di Pompei si svolgeva nel Foro, sede anche degli edifici pubblici di amministrazione della città, attività commerciali ed i principali luoghi di culto. Inizialmente aveva forma trapezoidale in direzione del Vesuvio, successivamente fu modificato come appare oggi, di forma rettangolare, lastricata e circondata da portici a due piani e furono aggiunti edifici monumentali. Già in antichità il Foro divenne luogo di saccheggio della pavimentazione, dei marmi delle basi delle statue, oltre delle statue stesse, etc. Senza contare i danni del 1943 in seguito ai bombardamenti degli Stati Uniti.
I Granai di Pompei sono situati su un lato del Foro, e veniva usati per il mercato della frutta e verdura. Sin dalla fine dell’Ottocento sono usati come magazzino degli oggetti della vita quotidiana dei pompeiani: pentole e fornelli per la cottura, brocche e bottiglie, e anfore per olio, vino e salse di pesce, fontane in marmo che ornavano gli ingressi delle case e alcuni calchi di vittime dell’eruzione, di un cane e di un albero.
Il Tempio di Giove domina uno dei lati del Foro, e alle sue spalle si erge scenograficamente il Vesuvio. Successivamente fu modificato e divenne un Capitolium, cioè un tempio dedicato alla trinità capitolina di Giove, Giunone e Minerva. I nuovi interventi ingrandirono la cella del tempio, che venne dotata di un ricco pavimento a mosaico. Nel podio si aprono le favissae, ambienti sotterranei in origine destinati ad accogliere le offerte agli dei ma che, forse, custodirono il tesoro pubblico della città.
L’Orto dei Fuggiaschi è un posto molto toccante di Pompei, in quanto ci sono ancora i corpi di 13 vittime dell’eruzione. Le vittime si trovavano in un vigneto, e stavano cercando una via di fuga ma tutto era già ricoperto da 3,5m di pomici. Poi furono tutti uccisi da una colata piroclastica da 500-900 gradi che li soffoco e li bruciò.
La Casa del Menandro in Pompei era una piccola oasi di pace all’interno della città. L’atrio è affrescato con scene dall’Iliade e dall’Odissea, ed aveva addirittura terme private. Sotto alle terme vi c’è una cantina dove è stata trovata una casa con oltre cento pezzi di vasellame d’argento, ora esposti al Museo Archeologico di Napoli. La casa prende il nome dall’affresco col ritratto di Menandro, un commediografo di Atene, ma era di proprietà di parenti dell’imperatrice Poppea, moglie di Nerone.
A Pompei vi erano 4 impianti termali pubblici: le terme del foro, le stabiane, le centrali e le suburbane. Ognuna era dotata di ambienti caldi e freddi, ed alcune avevano anche una palestra esterna circondata da un porticato. Gli ambienti erano riscaldati da doppi pavimenti che facevano circolare l’aria calda proveniente dalle fornaci e da bracieri mobili. Uomini e donne avevano ambienti separati. Le terme Stabiane, del II secolo a.C., sono tra le più antiche tra quelle note del mondo romano.
La Via dell’Abbondanza di Pompei era la strada principale della città, e conducendo anche al Foro, era frequentatissima, pertanto vi erano molti thermopolium, piccole osterie d’asporto. Sui muri delle case di Via dell’Abbondanza ci sono molte iscrizioni di tipo elettorale, pubblicitario, offensivo etc.
L’Antiquarium di Pompei nacque nel 1873 grazie a Giuseppe Fiorelli per esporre reperti della vita quotidiana dell’antica Pompei ed i calchi delle vittime dell’eruzione. Oggi non solo narra la storia di Pompei dall’età sannitica (IV secolo a.C.) fino alla tragica eruzione del 79 d.C, ma espone preziose raccolte dell’immenso patrimonio pompeiano, anche le ultime scoperte fatte durante gli scavi attuali. Tutti gli altri reperti sono a Napoli nel Museo Archeologico.
La Basilica di Pompei è grande ben 1500 mq, era l’edificio più̀ sontuoso del Foro. Era dotato di varie funzioni divise tra due piani: varie attività commerciali, “camera di commercio”, tribunale e, probabilmente, era in inverno era usata come foro. La Basilica risale al 130-120 a.C. ed è uno degli esempi più antichi di questo tipo di edificio in tutto il mondo romano.
Pompei ha due necropoli e varie strutture funerarie. Esse sono collocate nelle vie di accesso alla citta di Porta Ercolano e Porta Nocera sia per una esibizione e ricchezza delle più importanti famiglie, che una visione profonda del senso della vita nel dimostrare della caducità della vita mortale. Non va comunque dimenticato che quelle zone erano pure luoghi di incontri occasionali con prostitute. L’affascinante aspetto delle necropoli ha dato, anche grazie a Goethe, un grande contributo alla nascita del Neoclassicismo.
Le cosiddette fulloniche erano le lavanderie di Pompei. Qui i panni sporchi venivano lavati dagli schiavi che pestavano i panni in grandi vasche, e all’interno veniva aggiunta anche urina, in quanto ricca di ammoniaca, che veniva raccolta in vasi posti lungo le strade. Lo scheletro di Stephanus, il proprietario, fu trovato con gruzzolo di monete d’oro.
I termopoli erano delle piccole tavole calde disseminate in tutta Pompei. Ce n’erano circa 90, e quelli con gli incassi più alti, sono addirittura affrescati come le ville dei patrizi romani. In questo locale si servivano bevande e cibi caldi, che erano conservati in grandi giare incassate nel bancone. Molto ricco fu Vetutius Placidus, che, pur di umili origini, ebbe così tanto successo da potersi permettere una casa tutta affrescata, e sotto il bancone del suo termopolio fu trovato l’incasso della giornata di ben 3kg di monete.
Il Santuario di Venere è dedicato alla dea protettrice della città. Situato in una posizione scenografica vista mare da cui era possibile vedere il porto. Al tempo dell’eruzione stavano ancora ricostruendo il tempio distrutto dal terremoto di 17 anni prima. Nell’Ottocento, dentro un altarino provvisorio fu rinvenuta una grande lucerna d’oro dono dell’imperatore Nerone.
Tutti i favolosi tesori, statue, oggetti, mosaici ed affreschi di Pompei ed Ercolano sono visitabili nel Museo Archeologico di Napoli.
Quei corpi in gesso che vedete non sono finti, ma all’interno contengono gli scheletri delle vittime. Quando Pompei fu ricoperta da cenere, furono ricoperti anche i corpi. Con la forte pressione dei depositi superiori, la cenere si è compressa, e dopo che i corpi si sono decomposti, hanno lasciato l’impronta nella cenere. Nel 1863 Giuseppe Fiorelli ebbe l’idea di riempire le cavità di gesso, così ora possiamo vedere tutta la crudezza dei corpi ricostruiti con ancora lo scheletro all’interno, ed addirittura con ancora visibili le espressioni facciali del dolore provato dalla vittima.
La città di Pompei non è conosciuta solo per il suo parco archeologico, ma è un luogo di pellegrinaggio sin dalla fine dell’Ottocento. Il Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, infatti, attira ogni anno 4 milioni di fedeli dall’Italia e dall’estero, e fu voluto nel 1883 dal beato Bartolo Longo. Al dipinto della Madonna di Pompei, opera seicentesca probabilmente di Luca Giordano, vengono attribuiti numerosi miracoli.
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Stanotte a Pompei, documentario di Alberto Angela