Un’altra meraviglia che non bisogna assolutamente farsi scappare è il circuito archeologico di Santa Maria Capua Vetere, che vanta al suo interno uno dei più antichi anfiteatri di epoca romana ed il secondo in ordine di grandezza, lo supera infatti soltanto il Colosseo. Con i suoi sotterranei perfettamente conservati e con i musei annessi in cui è possibile ammirare i reperti provenienti dall’anfiteatro e dalle tombe sannitiche circostanti, è davvero uno spettacolo da non perdere, anche perché è proprio qui che sorgeva l’antica scuola di gladiatori da cui prese piede la celebre rivolta di Spartaco. Da visitare anche il Mitreo sotterraneo, luogo di culto del Dio Mitra sorprendentemente ben conservato.
Nel punto in cui sorgeva il piccolo insediamento osco di Volturnum, gli etruschi fondarono Capua (da non confondere con la città che oggi porta questo nome), che divenne capitale di una federazione di città, la cosiddetta dodecapoli campana. Passata sotto il dominio dei sanniti, nel corso del IV secolo la città diventò addirittura – secondo lo storico romano Tito Livio – la più grande e ricca d’Italia. I rapporti tra Capua e Roma conobbero varie crisi, come nel corso della seconda guerra punica, quando la prima accolse il condottiero cartaginese Annibale che, approfittando della ricchezza e della prosperità della città, vi trascorse con il suo esercito il periodo dei proverbiali “ozi di Capua”. In seguito i romani punirono duramente la citta per essere passata dalla parte del nemico, conquistandola nel 211 a.C. e privandola di ogni autonomia politica e amministrativa Autonomia parzialmente ristabilita solo ai tempi di Cesare, che ne fece una colonia chiamata poi da Augusto Colonia Julia Augusta Felix. Da allora fino alla caduta dell’impero, Capita rimase la città più importante e ricca dell’Italia meridionale.
Durante la tarda antichità e l’alto medioevo, la posizione di Capua – un tempo rinomata per la sua salubrità – si rivelò troppo vulnerabile: devastata dai vandali di Genserico nel 456, la città fu distrutta nuovamente durante un’incursione dei saraceni nell’841. La popolazione poco alla volta la abbandonò a favore di un insediamento omonimo, la Capua attuale, in un luogo più arroccato e difendibile, protetto dall’ansa del fiume. Sul luogo della città antica, intorno alla chiesa di S. Maria Maggiore (l’attuale Duomo), si formò un piccolo nucleo che solo nel 1315 assunse il nome di Santa Maria Maggiore e fu designata come “Casale” di Capua. La denominazione attuale di Santa Maria Capua Vetere, fu concessa con Regio Decreto n. 802 del 24 settembre 1863. Dal momento della fondazione, marmi, sculture, pietre e altri pezzi antichi, furono trasferiti sulle rive del Volturno per edificare i palazzi e le chiese della Città Nuova.
Il secondo in ordine di grandezza tra tali tipi di monumenti nell’Italia antica dopo il Colosseo, fu innalzato tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C.
Fu popolarissimo per i combattimenti dei gladiatori ed, infatti, l’antica città di Capua divenne famosa per la vicenda del ribelle Spartaco.
Dopo la distruzione della città nell’841 d.C. ad opera dei Saraceni, venne trasformato in una fortezza. A partire dal periodo della dominazione sveva divenne cava di estrazione di materiali lapidei reimpiegati nella costruzione degli edifici della città e della vicina Capua moderna.
A poca distanza dall’anfiteatro si trova il Museo dei Gladiatori, con ricostruzioni e disegni illustranti gli spettacoli che si svolgevano nell’anfiteatro e alcune delle splendide balaustre che separavano tra l’oro i diversi settori delle gradinate. Per terra, lungo il lastricato compreso tra il Museo dei Gladiatori e l’anfiteatro, si può notare un graffito raffigurante un arco diviso nei suoi vari blocchi e segmenti; per molti studiosi si tratta del punto in cui le pietre da costruzione, giunte dalie cave appena sagomate, venivano rifinite prima di essere impiegate nella costruzione degli archi dell’anfiteatro.
Raccoglie i materiali rimessi in luce nel corso degli scavi effettuati nella seconda metà del XX secolo in quello che fu il territorio di Capua.
Vi sono reperti dell’età del Bronzo, una serie di corredi tombali comprendenti bronzi e ceramiche etrusche di epoca orientalizzante, del periodo arcaico e di quello classico, nel quale convivono elementi greci e campani. La dominazione sannitica rivive attraverso reperti provenienti dalle cosiddette tombe dipinte. Ai secoli che vanno dalle guerre di Annibale alla deduzione della colonia da parte di Cesare, avvenuta nel 59 a.C., è dedicata un’apposita sala. Di notevole qualità anche le raccolte di terrecotte e i materiali rinvenuti nel santuario di Diana Tifatina e del fondo Patturelli.
Nel Museo è ospitato anche il Satiro in riposo della scuola di Prassitele, scoperto nel sottosuolo di Santa Maria Capua Vetere.
È un sacello dedicato al culto di Mitra, antica divinità di origine persiana: costituisce uno dei maggiori esempi tra i rari santuari mitraici con decorazione pittorica.
Si tratta di un tempio sotterraneo dedicato al dio Mitra, il cui culto, di origine orientale, si diffuse in età imperiale in tutta la penisola italica, soprattutto tra i soldati dell’esercito romano.
Scoperto nel 1922, il Mitreo si compone di una sala sotterranea con banchi per i fedeli disposti sui lati lunghi. Gli affreschi che decorano l’ambiente, costituiscono il ciclo più completo che si conosca sul culto della divinità. La volta è decorata con stelle a sei punte, mentre sulla parete di fondo si trova una rara raffigurazione di Mitra che uccide il toro, risalente al II secolo d.C.
Lungo la via Appia, percorrendo verso ovest corso Aldo Moro, si incontra l’imponente arco di Adriano, che un tempo delimitava il confine occidentale della città romana lungo il tratto dell’Appia che si dirigeva verso Casilinum; oggi il monumento è detto anche “archi di Capua”, e dell’originaria costruzione in laterizio rimangono solo tre pilastri, di cui due reggenti un arco al di sotto del quale scorre il traffico.
Si tratta dei due sepolcri romani meglio conservati di tutto il territorio, Il primo, riconoscibile a destra in un piccolo giardino, tra case e capannoni, è la cosiddetta Conocchia, già restaurata sotto Re Ferdinando IV e formata da un corpo quadrangolare dai lati curvilinei e torrette angolari su cui poggia un tamburo. Avanti a sinistra sorgono le Carceri Vecchie il maggior edificio funerario della regione, chiamato così a causa della credenza popolare che voleva che qui venissero reclusi i gladiatori. Il mausoleo è articolato in due corpi cilindrici sovrapposti (in quello inferiore, semicolonne si alternano a nicchie), ed è sovrastato dalla chiesetta ottocentesca della Madonna della Libera.
Il Museo del Risorgimento di Santa Maria Capua Vetere, allestito in piazza Angiulli (B3) nell’ex convento degli Agostiniani, edificio che ospitò anche un carcere minorile, possiede una delle più importanti raccolte dedicate al risorgimento italiano nel Meridione. Il nucleo principale della collezione è frutto delle ricerche intraprese da Ernesto Papa, ispettore onorario dei monumenti e scavi a Santa Maria Capua Vetere, che nel 1910 passò al setaccio, alla ricerca di cimeli, tutte le località in cui si erano svolte le azioni della battaglia del Volturno. La raccolta fu esposta per la prima volta nel 1911 nella galleria Principe di Napoli, in occasione del cinquantesimo anniversario del plebiscito che aveva decretato l’annessione delle regioni meridionali al regno d’Italia, e comprende documenti relativi ai moti del 1821 e del 1848, armi borboniche, lettere autografe di Giuseppe Garibaldi, due bandiere da combattimento dell’esercito garibaldino e una bandiera della Guardia Nazionale
La chiesa, dedicata a santa Maria, ha origini molto antiche: fondata nel V secolo dal vescovo di Capua san Simmaco, venne ampliata nell’VIII secolo con l’aggiunta di due navate esterne che si sommarono alle tre originarie. Altre trasformazioni avvennero nel 1666 – con l’aggiunta dell’abside attuale – e poi nel ’700 e nell’800. Nell’interno, le navate, decorate in stile barocco, sono sostenute da una selva di colonne di diversa fattura, tutte provenienti da templi e monumenti della città antica. La chiesa vanta diverse opere d’arte degne di nota, tra cui un ciborio rinascimentale nella cappella in fondo alla navata destra, il coro ligneo nell’abside e, nella cappella del Conforto, una tavola raffigurante una Madonna col Bambino e i santi Francesco e Simmaco.
Il centro di Santa Maria Capua Vetere è collocato idealmente in questa piazza, caratterizzata da un ampio giardino e da una fontana ornata da leoni. Secondo la tradizione, questo spazio urbano corrisponderebbe all’antica agorà Seplasia, la piazza più importante della città antica. Un breve tratto lungo via Mazzocchi porta a piazza Matteotti, dove sorge il Duomo.
Il Teatro vede la sua inaugurazione nel lontano 1896 e grazie alla sua bellezza, ben presto, viene ribattezzato ‘Il piccolo San Carlo’.
Dopo la chiusura a causa del sisma del 1980, lavori di restauro, in epoche recenti, lo restituiscono allo splendore originario. Oggi il teatro, gioiello della Città, rappresenta il palcoscenico indimenticabile di molteplici eventi.
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